Relazione sulla Conferenza svoltasi a Lecco il 20 marzo 2002:
"Intelligenti si diventa"




Introduzione del dr Volpi, pedagogista dell'assessorato ai servizi sociali della Provincia di Lecco.
"Saluto tutti i partecipanti. Siamo qui per partecipare, forse coinvolti da un titolo un pò provocatorio, "Intelligenti si diventa".
La risposta secondo me è espressa molto bene nel volantino. Vi invito a leggerlo insieme.
"La nascita di un bambino con problemi di apprendimento disorienta. Vorremmo poter fare qualsiasi cosa pur di evitare che egli soccomba al suo ritardo mentale. Una strada c'è: la ricerca della sua modificabilità cognitiva attraverso il metodo del prof. Reuven Feuerstein. Alcune famiglie con bambini con difficoltà cognitive vi invitano ad ascoltare come si può elevare la sua intelligenza dandogli gli strumenti per superare tale ritardo cognitivo."
Dunque è ben chiaro l'obbiettivo dell'incontro formativo di oggi: cercare di conoscere un pò il metodo Feuerstein, che è uno dei metodi, è una delle possibili strade per aiutare bambini con ritardo cognitivo a modificarsi. Ma non soltando i bambini. Anche i genitori, gli insegnanti, gli educatori, l'ambiente possono e devono modificare se stessi e assumere un atteggiamento modificante e attivo e non accettante e passivo.
Infatti il metodo Feuerstein si basa sul concetto che gli esseri umani sono modificabili, cioè sono soggetti ad essere cognitivamente modificati da un intervento affettivo educativo da parte di altri esseri umani chiamati mediatori.
Tutto ciò che l'uomo apprende assume dunque un significato soltanto con l'intervento di altri esseri umani che si pongono come mediatori, organizzando e presentando gli stimoli in modo che generino in lui cambiamenti positivi sul piano cognitivo.
Si tratta dell'esperienza di apprendimento mediato (EAM).
Dopo questa breve premessa, ringrazio chi ha promosso questa Conferenza, il Coe, L'associazione Patrizia Funes e la Provincia di Lecco. Poi voglio ringraziare che l'ha sostenuta concedendo il suo Patrocinio: l'ASL di Lecco e l'Ufficio Scolastico attraverso il Centro tematico Handicap. Voglio ringraziare chi gentilmente ci ha ospitato quindi la scuola media Stoppani, il suo Dirigente scolastico dr Ripamonti, e soprattutto il mio grazie di cuore va alle famiglie che hanno voluto questa iniziativa, in particolare desidero ringraziare, anche a nome di tutti voi, la dott.ssa Antonella Bozza, che ha seguito con grande passione e impegno la realizzazione di questo incontro formativo, l'ha fortemente voluto. Lascio la parola a lei e le chiedo "Perchè ha voluto e proposto questa Conferenza?".

Dott.ssa Bozza (genitore)."..Ringraziamenti...L'incontro con la teoria della modificabilità cognitiva del prof. Feuerstein è stato per me motivo di grande speranza.
Questa visione mi ha fatto via via cambiare mentalità. Se prima per me era normale ridurre gli stimoli per mio figlio, adattando l'ambiente alle sue capacità manifeste e anche più semplice per me e per lui, mi sono resa conto che questo non era giusto nei suoi confronti perchè per elevare la sua intelligenza lui ha bisogno di un ambiente modificante e non di un ambiente modificato, ridotto.
Ha bisogno di sfide e di essere sostenuto nell'affrontare queste sfide, perchè nel superarle lui costriusce la sua autostima.
L'ambiente per lui deve offrire gli stessi stimoli che hanno gli altri bambini, se non maggiori, con l'aggiunta di molta mediazione, che permetta agli stimoli di raggiungerlo e modificarlo cognitivamente.
E ha bisogno di lavorare quotidianamente, sistematicamente, sull'area cognitiva.
Alla costruzione di questo ambiente modificante dobbiamo collaborare tutti: genitori, insegnanti, educatori.
Ecco perchè abbiamo voluto questa Conferenza: per invitarvi a lavorare insieme, partendo dal presupposto che la modificabiltà cognitiva è possibile, ed è per tutti, nessuno escluso.
Concludo con le parole del prof. Feuerstein che spero siano un ulteriore spunto di riflessione e forse per alcuni, anche motivo di reimpostazione della propria visione personale su questi temi: "L'intelligenza può, o meglio, deve essere insegnata".
E, aggiungo io, è nostro preciso dovere farlo."

La parola ad dr Brivio, assessore ai servizi sociali della Provincia di Lecco.
Dr Brivio. "Un brevissimo saluto perchè penso sia stato già detto da parte del dr Volpi, raccogliendo la sollecitazione ma anche cercando di saperne di più, entrando un pò nel merito. Ci è sembrato questo il modo di rispondere ad un bisogno che era stato espresso da alcuni genitori e che poi ha anche una proposta abbastanza esigente, nel senso che il tema e soprattutto il metodo con cui si affrontano queste tematiche è molto impegnativo.
Ma ci è sembrato molto importante, prima di proporre un eventuale percorso formativo che potrebbe attivarsi anche a Lecco, dare una possibiltà a un contesto un pò più ampio come quello di oggi, conoscere quello che è il metodo ma soprattutto le prospettive, i punti di partenza, i punti di forza di questa proposta che viene in qualche modo fatta.
Non aggiugerei altro, se non anch'io ringraziare. E' stato un periodo molto ricco di proposte formative, soprattutto nel campo in genere della difficoltà dell'apprendimento, della disabilità. Veniamo da un periodo in cui ogni settimana c'è qualche iniziativa. Però mi sembra che le risposte, anche in termini di partecipazione quantitativa, ci sono: vuol dire che si coglie un bisogno, che è quello di condividere un pò di più l'affronto di queste tematiche, anche un bisogno di maggiore articolazione, di maggior specializzazione."

Il dr Volpi conclude l'introduzione con la presentazione della relatrice, la dott.ssa Nicoletta Lastella.
"La dott.ssa Lastella è formatrice dell'associazione Mediation ARCCA di Torino, è qualificata dall'ILCEP, Centro Internazionale per l'elevazione del potenziale apprendimento di Gerusalemme, e soprattutto è madre di quattro figli, il secondo dei quali di otto anni, ha la sindrome di down. A lei la parola."

Dott.ssa Lastella. "Sono molto commossa nel vedere un auditorio così vasto. Parto incominciando a raccontarvi la mia esperienza e il perchè sono approdata a fondare l'associazione Insieme Intelligenti (di Milano), a fare questo percorso di formazione.
Sono mamma di 4 bambini, il secondo ha la sindrome di down, si chiama Davide (vedi articolo sul Segno dell'aprile 2000).
Quando è nato mio figlio, mio marito è lì presente e lo sa, io ero appena laureata in lingue, desideravo intraprendere la carriera di insegnante, di traduttrice. Ironicamente ho detto: questo figlio sarà la mia carriera, dovrò dedicarmi a lui. Altro che fare altre cose.
E in realtà è la mia carriera. Nel senso che il mio lavoro è quello di essere formatore del metodo Feuerstein. Continuo a conservare nel cassetto il sogno di insegnare inglese. Il mio lavoro mi dà molta soddisfazione perchè quello che insegno lo vivo prima sulla mia pelle con mio figlio.
Quando è nato la prima domanda che mi sono fatta era se avevo un matto in casa. Cercavo famiglie che avessero bambini down che mi potevano confermare o meno questa cosa. E sono vissuta 4-5 mesi cercando di capire se gli atteggiamenti stereotipati delle persone down che vedevo in giro e che in quel momento andavo a cercare con il lanternino, erano dovuti alla sindrome di down o a condizioni sociali o familiari a cui queste persone erano sottoposte.
Cercavo perciò qualche famiglia che mi potesse dire: no, se lavorate bene a casa, potete tirarlo fuori, si può farlo diventare comunque un uomo.
Eravamo andati a vedere qualche famiglia, in realtà tornavo a casa e piangevo. E poi a un certo punto, sul mio cammino ho trovato una famiglia di Busto Arsizio, con un ragazzo down che adesso avrà trentanni; la mamma mi ha raccontato la vita di questo ragazzo , che va in discoteca tutti i sabati, torna alle quattro del mattino, lavora nella gioielleria del padre sul computer, fa le vacanze da solo con amici normali.
Da altre esperienze invece sentivo che questi ragazzi non riescono nemmeno a capire che in casa i versi non si fanno.
Più passava il tempo e più mi convincevo che l'educazione familiare poteva fare molto. Poteva superare quelli che sono i danni causati da quel cromosoma in più.
Quella famiglia di Busto mi aveva dato questa conferma.
Aveva davvero tirato fuori questo figlio da quello che aveva. Al dilà dei tratti somatici io ho incontrato una persona normale.
Quindi mi ha dato una grande speranza e ho incominciato a guardare al futuro.
Nel 1995 le insegnanti (colleghe) mi avevano consigliato di portare mio figlio da Feuerstein. Io avevo risposto che lo avrei portato a 8 anni (dato che il PAS è applicabile da questa età). Mi avevano inoltre dato del materiale da leggere che mi era sembrato molto interessante.
Nel 1995 Feuerstein è venuto a Milano con suo figlio Rafi per presentare il suo libro "Non accettarmi come sono".
Il figlio Rafi Feuerstein psicologo e suo collaboratore, ha avuto un figlio con la sindrome di down. Questo dopo che suo padre aveva dedicato tutta la vita ad aiutare questi bambini.
Rafi è anche ispiratore della nostra associazione.
Oltre a Reuven Feuerstein ho sentito parlare quindi anche Rafi, non solo come psicologo ma anche come padre.
Ho capito che tutto ciò che avevo intuito era pienamente confermato in questa pedagogia della mediazione di Feuerstein. In Israele hanno un metodo molto mirato che li porta ad avere ottimi risultati su queste persone. Ci sono down che si sposano, che vanno all'Università.
Il metodo Feuerstein non è il metodo che risolve tutti i mali però certamente, e l'ho sperimentato vivendolo con mio figlio, è qualcosa di talmente mirato per modificare l'intelligenza che non ho trovato di meglio.
Sono andata in Israele con mio figlio e con tutta la famiglia. Là abbiamo fatto fare una valutazione cognitiva a questo bambino. Io ho detto a Feuerstein: Voglio il programma che lei ha spiegato nel suo libro, quello che ha fatto Debby; Debby è una ragazza down e attualmente fa l'insegnante di sostegno.
Voglio preparare mio figlio per andare a scuola a sei anni come gli altri e fare il programma della classe.
Ci hanno dato delle indicazioni, un programma da fare. Già lui faceva fisioterapia, logopedia. Abbiamo iniziato un lavoro sistematico per portarlo a scuola a sei anni. Oggi fa la terza elementare, ha 9 anni e non ha mai fatto una virgola diversa dagli altri.
Questo mi porta a sperare. Effettivamente la fatica è tanta e la vita è molto diversa da quella di una famiglia normale perchè i tempi che si dedicano a modificare l'intelligenza sono notevoli, ci vuole la collaborazione anche degli altri familiari, non bisogna trascurare gli altri figli che hanno diritto alle stesse attenzioni, quindi mantenere questi equilibri è molto difficile, e snervante, ma le gratificazioni sono molto alte.
Un mio amico mi ha detto: questa perla preziosa che tu hai trovato non la puoi tenere per te. Spinta da lui siamo arrivati a fondare Insieme Intelligenti, anche su desiderio di Rafi Feuerstein, che visto quello che avevo fatto con mio figlio, ha dato il suo aiuto per fondare l'associazione.
Spiegare che c'è la possibiltà di recupero, di modificare l'intelligenza totalmente, anche in chi ha danni gravi a livello cognitivo. Vuole essere una diffusione pubblica, che abbia quindi il contributo dello Stato.Noi genitori siamo accompagnati dall'ente pubblico nella riabilitazione dei nostri figli fino a un certo punto. Penso che quando questi bambini hanno fatto il percorso solito di fisioterapia-psicomotricità-logopedia all'interno di una struttura pubblica... manca la terapia cognitiva.
Finito il percorso i bambini entrano nella scuola e comincia lì il problema: il ritardo mentale che già si era manifestato prima. E' un problema molto più grosso di noi che è quello di contenere il ritardo cognitivo il più possibile e cercare di arginarlo e di sconfiggerlo. In Italia non c'è una vera e propria terapia cognitiva.Io l'ho cercata, l'ho trovata in questo metodo.
Allora mi sono domandata se non era possibile chiedere un contributo all'ente pubblico affinchè le famiglie possano avere un valido strumento per sconfiggere il ritardo mentale.
Siamo una organizzazione di volontariato perchè possiamo ricevere donazioni che utilizziamo per mandare materiale in giro, chiamare a raccolta i genitori per divulgare il metodo, inoltre possiamo dialogare con l'ente pubblico.
Abbiamo presentato progetti, alcuni dei quali sono andati a buon fine.
E' il terzo anno che con il CORAP, che è il Centro Operativo Regionale per la Formazione, collaboriamo e riusciamo a fare corsi di formazione di 150 ore, finanziati dalla Regione Lombardia.
Questo metodo prevede una formazione di un certo spessore. E' la formazione che consente di operare sul ritardo mentale. Sono gli insegnanti e i genitori che devono diventare mediatori, ossia utilizzare quelle tecniche che consentono di modificare l'intelligenza.
Abbiamo presentato un progetto sulla base della legge regionale 23 al Comune di Milano per fare formazione con la diretta partecipazione di esperti dell'Ilcep. L'idea è di integrare questa metodologia all'interno della politica sociale e di recupero dei disadattati mentali.
Dove lascio questa domanda aperta qualcosa raccolgo.
La Regione e il Comune di Milano ci hanno dato fiducia.
Andiamo sempre più verso una partecipazione a questi corsi di formazione con il finanziamento dell'ente pubblico.

Premesso questo, inzio a parlarvi del metodo.
La prima parte sarà teorica, su che cos'è il metodo Feuerstein e l'esperienza di apprendimento mediato EAM.
La seconda parte pratica, per vedere che cosa facciamo fare alle persone portatrici di handicap.
Questo metodo è partito nel 1948 in Israele per recuperare i bambini provenienti dai campi di concentramento e per coloro che arrivavano nel neo stato di Israele provenienti da tutto il mondo, con sradicamento dalla terra di origine.
Il prof.Feuerstein, in qualità di psicologo e collaborato di Piaget, è stato investito dal Governo Israeliano del recupero di queste persone.
Questo metodo è stato poi applicato ad altri soggetti. Non solo con disabilità cognitive dovute a varie patologie (malformazioni, problemi genetici,ecc.) ma ad esempio nell'industria israeliana da guerra per abituare gli operai alla precisione, in America è stata applicata dalla Motorola, in Italia da Olivetti, Fiat... C'è un progetto già avviato nelle carceri di Alessandria, viene proposto agli anziani, soprattutto in situazioni di Alzaimer.
In Italia è entrato nelle scuole soprattutto come metodo per gli insegnanti, cioè per dare uno strumento in più per aiutare i ragazzi a scuola.
C'è stata una cooperazione con il Ministero delle Pubblica Istruzione con un progetto, durato due anni, conclusosi con un convegno cui ha partecipato il prof.Feuerstein: il Pas in 8 Istituti professionali di Roma e del Lazio è stato utilizzato come libro di testo (il PAS sono 500 schede per recuperare le disabilità cognitive).
C'è quindi attenzione da parte del Ministero della Pubblica Istruzione per questo metodo.

In che cosa consiste il metodo.
Feuerstein era allievo e collaboratore di Piaget.
Piaget aveva individuato un modello di apprendimento: ad uno stimolo S un organismo O dà una risposta R
S--O--R
Feuerstein ha apportato una modifica a questo modello di Piaget perchè è sempre stato convinto che questo modello è vero sino ad un certo punto.
Se vediamo una palla rotolare possiamo apprendere che un oggetto rotondo è in grado di rotolare e questo non ce l'ha insegnato nessuno, lo abbiamo visto: c'è uno stimolo, l'organismo che vede, io, e c'è una risposta. Posso provare anch'io a fare rotolare la palla.
E' vero che noi apprendiamo dagli stimoli che vediamo senza intervento di un 'altra persona che ci spiega cosa vediamo, ma l'esperienza più vera di apprendimento è l'EAM, cioè l'esperienza di apprendimento mediato: quando un essere umano si frappone tra lo stimolo S e l'organismo O, cioè guida la risposta, l'essere umano, il mediatore media l'arrivo dello stimolo all'organismo e aiuta la risposta R allo stimolo S, anche con delle tecniche mirate.
Il modello diventa pertanto:
S---h---O---h---R
dove per h sta l'essere umano che media
Questa secondo Feuerstein è la vera esperienza di apprendimento mediato, quella che passa attraverso l'esperienza del mediatore.
Una persona può avere un'esperienza di apprendimento mediato EAM tramite un mediatore consapevole o meno di esserlo: per essere mediatore una persona non deve aver fatto corsi.
Il genitore è prima di tutto mediatore.
Qualsiasi genitore fa in modo che il proprio figlio venga aiutato nell'apprendimento degli stimoli. Più il genitore è consapevole di quali tecniche usare per mediare meglio gli stimoli, quindi farli arrivare all'organismo O, meglio è.
Feuerstein identifica nei suoi genitori dei mediatori estremamente efficaci per lui nell'apprendere dagli stimoli.
E' chiaro che facendo un corso di formazione sulla metodologia Feuerstein si diventa professionisti nel senso che si sa dove mirare quando c'è un ritardo mentale.
Laddove c'è un EAM noi abbiamo un adeguato sviluppo cognitivo e quindi un' elevata modificabilità.
Laddove c'è carenza di EAM noi abbiamo un inadeguato sviluppo cognitivo e quindi una ridotta modificabiltà.
I fattori genetici, l'ereditarietà, i fattori organici ecc. c'entrano sino ad un certo punto nel ritardo mentale, perchè quello che fa il ritardo mentale è la presenza o l'assenza di EAM. Cosa vuol dire?
Non perchè ho vissuto in una famiglia che non mi ha mai considerato e quindi deprivato culturalmente o perchè ho la sindrome di down faccio fatica a misurarmi con gli altri, non sono in grado di pensare come gli altri. Feuerstein dice di no.
Perchè se questa persona riesce ad avere, in qualsiasi stadio della sua vita, EAM riesce a modificare radicalmente la sua intelligenza. E a qualsiasi età. Non è vero che ad una certa età non si può fare più niente.
E questi successi che lui ha avuto sono citati nei suoi testi e sono visibili da chiunque va al centro di Gerusalemme.
Quindi è il mediatore che modifica l'intelligenza.

Questa idea centrale si sviluppa in 5 postulati.
1) GLI ESSERI UMANI SONO MODIFICABILI
L'essere umano è visto come un SISTEMA APERTO, che può essere modificato.
Un sistema aperto in cui le strutture mentali sono permeabili agli stimoli, dove la struttura mentale è modificabile anche dove ci sono danni cerebrali, genetici.
E questo postulato è un contraso con chi ritiene che soltanto chi ha un buon patrimonio genetico può avere uno sviluppo cognitivo adeguato.
Quindi già la prima domanda che uno potrebbe porsi è "Come guardo le persone intorno a me? Le guardo come entità statiche o mutevoli, in quanto modificabili?"

2) L'INDIVIDUO CHE STO EDUCANDO E' MODIFICABILE"
Ci sono persone che, davanti a soggetti con gravi difficoltà cognitive, ritengono che non è possibile ottenere molto. Il mediatore è invece una persona che ha una fiducia forte nella MCS, modificabilità cognitiva strutturale.

3) IO SONO IN GRADO DI MODIFICARE L'INDIVIDUO
Cioè io prima di tutto mi sento competente nel gestire le mie abilità per modificare l'intelligenza dell'altro.
Al di là degli studi che ho fatto. Feuerstein dice che tutti gli esseri viventi hanno vita propria ma la capacità di modificare l'intelligenza è propria degli esseri umani.
Il cervello umano che ha ricevuto mediazione contiene proprio delle strutture neurologiche diverse rispetto a chi non ha ricevuto mediazione. Il cervello è plastico, flessibile.
La mediazione può modificare le strutture fisicamente, cioè proprio il sistema nervoso, l'intelligenza della persona.
Il mediatore è prima di tutto colui che conduce uno stile di vita basato sulla fiducia nell'essere umano e sulla DETERMINAZIONE.
Io sono determinato nel voler modificare. Non mollo.
E' uno stile educativo. Uno non è che si deve mettere ad insegnare. E' cogliere alcuni aspetti di vita quotidiana, farli fruttare e mediare gli stimoli che girano intorno alla persona facendo cogliere gli aspetti che possono modificare la sua intelligenza.
Ad esempio promuove l'utilizzo del pensiero ipotetico, laddove c'è la possibilità, stimolare la persona a fare delle ipotesi o stimolare la persona a raccogliere i dati in modo sistematico. Si può fare anche al supermercato.
Sentirsi competenti in questo compito e quindi ottimisti.

4) IO STESSO SONO UNA PERSONA CHE PUO' E DEVE ESSERE MODIFICATA
Il mediatore è colui che per primo è un essere flessibile.
E' colui che sa cogliere l'attimo per capire come si può modificare l'intelligenza della persona in quella precisa situazione, è una persona creativa, che propone lo stimolo in modo accattivante, lo stimolo che altrimenti la persona ignorerebbe.
Spesso per la persona con ritardo lo stimolo passa e va, passa e va, non viene interiorizzato.
Credo che il mediatore sia prima di tutto una persona creativa, sa adattarsi alle situazioni, sa modificarsi.

5) LA SOCIETA' E' MODIFICABILE E DEVE ESSERE MODIFICATA
E questo è il punto dolente, perchè spesso noi ci scontriamo con una realtà in cui c'è una mentalità PA Passivo Accettante, e non AM Attivo Modificante.
L'atteggiamento PA vuol dire anzitutto che le persone accettano la persona con difficoltà in modo pietistico, caritatevole, si accetta così com'è e si ha pietà di questa persona.
Il prof Feuerstein ha intitolato un suo libro con un titolo provocatorio: "Non accettarmi come sono", titolo che io condivido in pieno, ma che molti non hanno compreso.
"Non accettarmi come sono", non nel senso che non accetti che io abbia la sindrome di down o di williams ecc..
"Non accettarmi come sono" perchè mi ami, ed è un mio DIRITTO potermi modificare. E' un dirittto che noi dobbiamo rispettare, esaltare. Difronte a questo diritto non c'è ambiente che tenga.
Molti genitori mi dicono che a scuola non riescono a far fare al proprio figlio quello che fanno gli altri bambini, gli fanno fare altre cose, perchè dicono che tanto il bambino non le può fare, è meglio che questa cosa il bambino non la faccia.
Questo è l'ambiente PA passivo accettante. Riducono gli obbiettivi. Si mette la bambagia intorno alla persona. Prima che prenda colpi che non riesca a parare.
Si tolgono tutti gli ostacoli, in virtù di una cultura, la nostra, si pensa che la persona non è in grado di affrontare questi ostacoli.
Quindi si riducono gli obbiettivi, si tolgono le barriere, si costruisce in sostanza una vita artificiale intorno a questa persona, non reale.
Ma nella vita reale noi ci scontriamo anche con problemi più grossi di noi.
Perchè a questa persona non viene data la possibilità di misurarsi con ostacoli più grandi di lei?
Si pensa che sino a un certo punto possa arrivare poi non più.
Adesso vi parlo della mia esperienza personale. Io nei confronti di mio figlio ho imparato a fidarmi di lui, ad osare, a fare violenza su me stessa nel dargli fiducia.
Quando ha iniziato ad andare a scuola mi sono accorta che le maestre gli davano compiti diversi, nonostante io dicessi che ero disposta a lavorare con lui, a trovare mille strade perchè lui facesse il programma della classe.
Regolarmente non venivo ascoltata. Perciò facevo una cosa che non mi piaceva assolutamente, cioè chiedevo alle altre mamme di darmi i quaderni dei loro bambini per vedere se le maestre mi dicevano la verità.
Alla fine della prima elementare i compiti delle vacanze per lui erano diversi. Le maestre avevano preparato due dispense, bellissime, colorate a mano.
Mi sono scontrata con la società. Io come genitore cosa faccio? Accetto passivamente perchè non ho il coraggio di pormi di fronte a questa cosa o difendo il mio stile cognitivo che è credere nella MCS (modificabilità cognitiva strutturale)?
Ho recuperato tutte le mie forze anche nel profondo di me stessa e ho scelto questa strada. Lo stile educativo è sempre stato quello di mai e poi mai proporgli cose diverse dagli altri sin da quando era piccolo, anche in famiglia.
Non permettere anche agli altri una cultura che accetti: "Non è in grado di ...".
Lo stile educativo deve essere mantenuto.
Ho detto alle maestre che volevo provare a fare il programma degli altri bambini. Voglio il libro delle vacanze degli altri bambini.
Io vi assicuro che, quando mi è stato dato quel libro, con tutta la mia scienza, i miei studi, il metodo Feuerstein, dentro di me mi sono detta: non ce la faremo mai.
Abbiamo lavorato tutta l'estate, con una sapienza che solo Dio può dare, per miscelare i momenti di gioco con i momenti di lavoro, per salvaguardare anche questo aspetto.
Una cosa che tengo a dire è che non c'è solo il recupero cognitivo, ci sono anche le relazioni sociali.L'intelligenza di una persona è fatta di questi due aspetti: l'aspetto intellettivo e le interazioni sociali, per cui bisogna favorire anche lo stare con gli altri, partecipare a tutte le attività che fanno imparare dagli altri, e allo stesso tempo bisogna fare il lavoro cognitivo perchè il ritardo mentale venga sconfitto, affinchè quel cromosoma in più non abbia l'ultima parola.
Feuerstein in una intervista a "Le Monde" ha detto: "I cromosomi non avranno l'ultima parola".
E questa lotta viene condotta anche sul lato delle relazioni sociali e qusto non è facile perchè ci sono anche gli altri componenti della famiglia che chiedono tempo.
Io ho mandato a settembre mio figlio a scuola con i compiti delle vacanze come gli altri bambini. C'è stato un irrigidimento da parte delle maestre perchè non si aspettavano questo e perchè le ho disorientate.
Io ero una forte sostenitrice del fatto che mio figlio imparasse il corsivo, mentre per cultura si riteneva che lui dovesse imparare solo lo stampato maiuscolo. Ad un colloquio avuto con le maestre, queste mi hanno detto: il corsivo lui lo fa per te, scrive in corsivo solo perchè la mamma dice così.
Io ho risposto loro: non ci sono problemi, a scuola scriverà in stampato maiuscolo e a casa scriverà in corsivo. Dopo dieci giorni è arrivata a casa la comunicazione delle maestre che un compito andava svolto in corsivo.
Questo postulato dice: la società è modificabile, non tanto perchè noi diciamo delle cose, quanto perchè le viviamo. Le persone vedono che noi buttiamo sangue sulla modificabiltà dell'intelligenza, con grande rispetto per quello che sono i vussuti degli altri, però le persone cambiano perchè vedono lo stile della persona, perchè vedono i risultati. Vedono soprattutto la DETERMINAZIONE del mediatore nel modificare l'intelligenza che non si lascia sfuggire una virgola, quanto il mediatore ha estremo rispetto per la persona mediata.La tratta da pari.
Feuerstein dice una cosa bellissima: il mediatore e il mediato sono sullo stesso piano. Anche il mediatore apprende quando media, proprio perchè è possibile e modificabile lui per primo.

Che cos'è la modificabiltà?
Distinguiamo prima di tutto tra CAMBIAMENTO e MODIFICAZIONE.
Il cambiamento è una situazione in cui noi vediamo una persona che è in grado di fare confronti, prima non era capace di farlo (comportamento comparativo nella lista delle funzioni cognitive), però questo cambiamento non è duraturo: in alcune situazioni la persona utilizza il comportamento comparativo, in altre non viene utilizzato. Questo Feuerstein lo definisce cambiamento.
Quello cui mira il mediatore è la modificazione strutturale.
E' una situazione di non ritorno.
Io, proprio perchè ho visto quanto è efficace utilizzare il comportamento comparativo nelle più svariate situazioni (confrontare due elementi per cogliere somiglianze e differenze), io questo comportamento lo utilizzo sempre, spontaneamente. Prima non era spontaneo.
Tutti hanno le funzioni cognitive indicate nella lista delle funzioni cognitive, anche le persone con grave disabilità mentale.
Solo che non le hanno attivate. Possiedono ad esempio il comportamento comparativo ma non lo utilizzano.
Il mediatore ha raggiunto il suo scopo quando la persona utilizza il comportamento comparativo in modo naturale, senza che venga innescato dalla mediazione.
Mio figlio, quando fa le schede PAS dove deve trovare dei modelli di figure all'interno di una nuvola di puntini, dice: questo punto con questo no, perchè il lato del quadrato è troppo corto, o troppo lungo,ecc.
In quel momento sta facendo delle ipotesi, è un comportamento che attua spontaneamente perchè gli viene da dentro. Io mi domando: questo comportamento di verifica delle ipotesi chi glielo ha insegnato?
E' tutto frutto di un lavoro di una vita, in cui in tutte le occasioni noi gli facevamo fare delle ipotesi. Per cui il comportamento diventa un bisogno, si attiva da solo.
Questa è una modificazione, quando la persona attua in modo spontaneo la funzione cognitiva.
Ormai sono talmente abituato a fare delle ipotesi che adesso mi attivo da solo.
Feuertein dice che il mediatore è vero mediatore se a un certo punto della vita del mediato si toglie. La persona ha modificato la sua intelligenza, non c'è più bisogno della mediazione perchè la persona si automedia gli stimoli.
La modificazione è diventata STRUTTURALE. A livello neurologico le strutture cerebrali riproducono il comportamento (pensiero ipotetico, comparativo ecc.) in tutte le situazioni che lo richiedono, in assenza di mediazione, per cui la persona ha recuperato totalmente il suo atto mentale.
La modificazione strutturale, la modificazione dell'atto mentale non avviene con la bacchetta magica.
Io ritengo che sia il lavoro di una vita. E' il cogliere l'attimo dalla mattina alla sera. Le cose che gli proporrei normalmente come mamma, perchè mediare non è insegnare, mediare è frapporsi tra lo stimolo e la risposta, proporre lo stimolo e mediare la risposta allo stimolo.
Quanti stimoli riceve la persona nella giornata? E come possiamo come mediatori favorire l'arrivo dello stimolo anche quando ci sono delle barriere?
Rafi Feuerstein dice: quando ci sono delle barriere il mediatore deve andare a cercare la fessura per passare, e quella fessura piano piano allargarla, ma la fessura, se guardo, c'è, c'è sempre.
Al centro di Gerusalemme ho conosciuto un ragazzo inglese a cui è stato tolto l'emisfero sinistro del cervello perchè aveva qualcosa come 25 crisi epilettiche al giorno. I medici avevano detto ai suoi genitori che non avrebbe mai avuto una vita normale, ma da vegetale.
La mamma lo ha portato a Gerusalemme dove hanno lavorato con lui per oltre due anni e mezzo per otto ore al giorno (Feurestein non si fa pagare).
Ora quel ragazzo fa le scuole superiori, ed è in grado di fare dei ragionamenti a livello di sillogismo aristotelico, ad es. "tutti gli uomini sono mortali, Mario è un uomo, coclusione: Mario è mortale".
Questo è un sillogismo molto semplice, ce ne sono di molto più complessi. E' una persona che fa le equazioni e ha attivato tutte le sue funzioni cognitive.

Altra distinzione che fa Feuerstein è tra TRATTO E STATO.
Ad es. tipico della sindrome di down è la testardaggine. Una cosa è considerarla uno stato, altra cosa è vederla come tratto.
Il tratto è qualcosa che c'è nella persona ma che ha un inizio e una fine.
Lo stato è una situazione permanente.
Vedo la persona con certi connotati che non si possono cambiare.
Se un determinato problema che ha la persona io lo vedo come uno stato, cado di nuovo nella mentalità PA, per cui è fatto così, riduco l'ambiente, riduco gli obbiettivi, non può fare le cose che fanno gli altri, dobbiamo fare un programma a parte.
Altro è vedere queste caratteristiche come tratti, per cui il mediatore le vede come qualcosa che a un certo punto possono essere governate dalla persona stessa, perchè sono modificabili.

Feuerstein distingue anche tra STRUTTURA PSICOLOGICA e STRUTTURA FISICA.
La struttura fisica è essere nati con determinate caratteristiche, che sono statiche.
La struttura psicologica invece la posso modificare, è flessibile, plastica, ho la possibilità di elevarmi, di svilupparmi su più fronti.
Ad es. se io imparo a confrontare due o più elementi ricercando somiglianze e differenze, in situazioni specifiche, cosa vuol dire che il mio comportamento è autostimolante e autoperpetrante?
Vuol dire che, finito il mio lavoro di confronto in quella particolare situazione, io ripeto questo comportamento in "n" situazioni. Lo sviluppo, lo potenzio.
Feuerstein vede la persona non come un contenitore passivo, ma come soggetto in grado di generare nuove informazioni, proprio perchè è stato abituato a riflettere, a pensare, a utilizzare tutte le funzioni cognitive, anche carenti, soggetto che genera nuove informazioni nelle situzioni più svariate.
E proprio per questo io vedo questa persona portatrice di handicap sul mio stesso piano, quindi parlo esattamente come se parlassi ad una persona normodotata e ho delle aspettative nei suoi confronti esattamente come se le avessi per una persona normodotata.
Io dico che questo atteggiamento paga spessissimo. Anche se si deve combattere contro una cultura che ci è stata insegnata:"Non dirgli quella cosa, tanto cosa vuoi che capisca!".
No, invece gliela dico lo stesso. E tutte le volte che io ho osato,mi sono dovuta sempre stupire della risposta.
Questo mi porta a credere che la modificabilità dell'intelligenza non ha fine, che davvero noi utilizziamo solo una piccola parte del nostro cervello.
E proprio perchè siamo esseri plastici, flessibili, quando ci poniamo così di fronte agli altri, il ritorno che abbiamo non è altro che flessibiltà, plasticità e spesso stupore, perchè la persona riceve fiducia nelle sue capacità.
Mio marito non vuole che lo chiami così, però io lo chiamo ancora in questo modo: io partendo dal "dolore" di mio figlio, ho avuto tanto bene anche dagli altri, perchè attraverso questo metodo, che credo sia l'esaltazione massima dell apersona, ho imparato ad essere un pò flessibile verso gli altri.

Per modificare l'intelligenza Feuerstein ha creato due strumenti specifici: il programma di arricchimento strumentale PAS e il LPAD learning potential assestment device (strumento di valutazione del potenziale di apprendimento).
Il PAS è costituito da 14 strumenti composti da schede, che vengono somministrati alla persona (per un totale di circa 500 pagine) per 10 mesi all'anno tre volte la settimana (il minimo per ottenere la modificabilità cognitiva strutturale) per un totale di circa tre anni, nelle situazioni più gravi si lavora un'ora al giorno.
Lo scopo del PAS è correggere tutto l'atto mentale, cioè le funzioni cognitive carenti.
L'atto mentale è l'insieme di tutte le funzioni cognitive e si basa su una considerazione: le azioni della nostra mente hanno tre fasi: la fase di input I, quando l'informazione entra, la fase di elaborazione e la fase di output O.
A livello di ingrasso dell'informazione I posso avere delle funzioni cognitive carenti, che non mi permettono di capire bene qual'è l'informazione che ricevo. Oppure può darsi che l'informazione sia entrata bene dentro di me ma io abbia delle difficoltà, cioè non l'elaboro bene. Ad es. non capisco bene il problema. Oppure ho una percezione episodica della realtà (molto collegata alla ristrettezza del campo mentale e al comportamento sommativo). Io vedo la realtà a spizzichi.
Dico "scemo" a un bambino e questo piange. Che conclusione dovrei trarre? Che se io tratto male gli altri, sono violento, gli altri piangono. Se io ho una percezione episodica della realtà queste due visioni le vedo separate, non riesco ad avere un comportamento sommativo, non faccio la somma, non arrivo a una conclusione.
Tutto ciò che succede non lo ascrivo a nulla. Quindi per me la realtà è un insieme di situazioni che non hanno connessione, un disordine totale. Anche questo comportamento può essere corretto perchè c'è un medatore che ci aiuta a collegare.
Altra funzione cognitiva importante è la capacità di stabilire delle relazioni virtuali. Se io dico: carota, patata, scarpa, se io non colgo che c'è un elemento, scarpa, che non ha relazione con il resto, vuol dire che ho carenza di relazioni virtuali, logiche.
Nell'output: l'informazione, una volta elaborata, esce. Ad es. io posso avere una modalità di comunicazione egocentrica. "Dove sei andato domenica?" "Sono andato da Gigi": ho capito bene la domanda, ho risposto bene, ma Gigi chi è? E' chiaro per me e pretendo che sia chiaro per tutti. Non mi pongo il problema che l'altro non sta capendo quello che dico.
Oppure rispondo per tentativi ed errori. Ho capito bene quello che hai detto ma rispondo per tentativi. Non si deve rispondere subito. Il mediatore deve creare uno stacco tra lo stimolo S e la risposta R.
Nel PAS sulla copertina di ogni strumento c'è la frase: "Un momento, sto pensando".Prima di rispodere pensa bene, osserva.
La lista delle funzioni cognitive carenti ci permette di lavorare nel PAS.
Se nella vita, oltre al PAS, come mediatore io vedo un comportamento anomalo in una persona devo domandarmi dov'è la difficoltà? E' nell'I, nell'elaborazione o nell'O ?

LPAD: è il test per la valutazione dinamica dell'apprendimento. Anche qui si fa uso della lista delle funzioni cogbitive, anzi si fonda su di essa perchè chi l'utilizza di domanda dove è localizzata la difficoltà e quindi nella valutazione della persona andrà a spiegare dove ha trovato la difficoltà.
Cos'è l'LPAD?: è lo strumento (device) di valutazione (assestement) del potenziale (potential) di apprendimento (learning). Ultimamente Feuerstein ha modificato la dicitura da potential a propencity, ossia propoensione. Perchè valuta la propensione all'apprendimento.
Non è un test statico, ma dinamico. Utilizza buona parte dei test psicometrici ma in maniera completamente diversa perchè , mentre nei test psicometrici si testano le abilità della persona, cioè quello che sa fare, nell'LPAD noi andiamo a vedere la propensione della persona all'apprendimento, cioè vogliamo capire di quanta mediazione quella persona ha bisogno per modificare la sua struttura psicologica.
Nell'LPAD non si fa la fotografia della persona, al genitore non interessa sapere quali sono le difficoltà del proprio bambino, le conoscono già. Vogliono sapere quali potenzialità ha.
Ogni test dell' LPAD prevede tre momenti: la fase del test, la fase della mediazione in cui il mediatore interviene sul test e favorisce la mediazione su come il test si potrebbe fare e fornisce un insight sugli errori, cioè un'interiorizzazione, una riflessione interiore sulle motivazioni degli errori, dopo di che si rimette la persona a fare il test (fase post mediazione).
La valutazione che viene fatta, anche come punteggio, tiene conto anche di questa terza fase: dopo la mediazione cosa ha saputo fare la persona?La persona è stata permeabile alla mediazione? Se si, vuol dire che ci sono delle grosse potenzialità.
Oppure la persona non ha ricevuto la mediazione, non l'ha interiorizzata, perchè?
Andiamo a valutare quanta mediazione è necessaria perchè la persona ristabilisca un comportamento cognitivo adeguato rispetto allo stimolo, e dove la persona non ha raccolto la mediazione che c'è stata, cerchiamo di capire perchè la persona ha fatto determinati errori e li ha ripetuti.
L'LPAD è un test molto diverso dagli altri per le prospettive che offre.
Ci sarebbe bisogno dell'ente pubblico perchè ci vuole molto tempo per farlo: i test durano tra le 25 e le 30 ore, in più giorni, pensate cosa potrebbe costare un test del genere.
E' un peccato che questo tipo di valutazione venga fatta molto poco in Italia proprio per gli elevati costi.
Uno dei futuri obbiettivi è sviluppare questa modalità di test perchè molto utile sia ai genitori sia agli insegnanti, credo rappresenti un controllo capillare dell'intelligenza.
C'è o non c'è questa funzione cognitiva? Quanto è sviluppata? Quanto ha bisogno di svilupparsi?

Vi presento brevemente che cosa sono i CRITERI DI MEDIAZIONE.
Premetto che il PAS predilige il lavoro in piccoli gruppi perchè la mediazione è più efficace che nel rapporto uno a uno.
I criteri di mediazione sono utilizzati sia nel PAS sia nell'LPAD.
I primi tre criteri di mediazione sono atteggiamenti che devono essere utilizzati insieme, ogni volta che si fa un atto di mediazione.
Il primo è L'INTENZIONALITA' E RECIPROCITA': quando c'è uno stimolo io sono estremamente determinato nell'entrare in comunicazione con questa persona e cerco in tutti i modi di capire il contenuto e il messaggio che voglio comunicarle.
Reciprocità: sono attento a vedere se la persona risponde allo stimolo, se la persona si sta sintonizzando con quello che sto dicendo.
Il mediatore deve essere bravo a SELEZIONARE, ELABORARE, ORGANIZZARE, PROGRAMMARE la comparsa dello stimolo.
E' il mediatore che presenta lo S, che decide quando, come, quali stimoli (se lo stimolo è troppo piccolo lo facciamo più grande..). Evita che la persona apprenda direttamente dagli S. E' l'organizzatore degli S.
Fondamentale è catturare lo sguardo. Gli occhi devono essere sullo stimolo. Sinchè non vedono, non si procede. Non voglio guardare. Pazienza. Quello che si vuol fare vedere deve essere visto.
Poi anche il contatto fisico, accarezzare il bambino, coccolarlo, favorisce il passaggio dello S. Il tono di voce. Essere anche un pò teatrali.

Secondo criterio di mediazione: TRASCENDENZA.
La capacità di collegare lo S che vedo qui ed ora con altre situazioni simili nel tempo e nello spazio.
Dove hai già visto questa situazione? Ad es. "Che ore sono? Le sette. Ti ricordi che anche ieri alle sette eravamo dalla nonnna?" Oppure "Alle sette noi iniziamo a preparare la cena".
Lo stimolo del qui ed ora lo collego ad altre situazioni. Mi serve per evitare la percezione episodica della realtà, cioè tutto quello che c'è è collegato.

Altro criterio di mediazione è la mediazione del SIGNIFICATO.
Feuerstein dice che è il motore. Dare significato a tutto. Se so il significato del perchè devo fare una cosa, sono più motivato a farla.
Un conto è dire: pulisciti il naso. Un conto è dire: pulisciti il naso, perchè i bambini che ti vedono col naso sporco possono allontanarsi da te.
C'è la motivazione a questo comportamento che io gli chiedo.
Trasmettere gli stimoli corredati dal significato. E questi tre criteri Feuerstein dice che devono essere utilizzati in OGNI atto di mediazione, perchè danno completezza all'atto di mediazione.

Ci sono altri criteri di mediazione che non necessariamente devono essere utilizzati ogni volta. Ad es. la mediazione del SENSO DI COMPETENZA.
Se io mi sento competente e le mie competenze vengono esaltate, io sono motivato a provarci anche difronte a stimoli complessi. Dato che ho visto che quando provo a misurarmi con lo stimolo, in qualche modo vedo che riesco a essere competente e c'è una mediazione che me lo fa notare, sono un sistema aperto perchè ci provo sempre certo che qualche risultato lo ottengo.
Se io ottengo rimproveri, frustrazione, "non sei capace di..", allora mi chiudo.
Questo criterio è collegato anche ad un altro criterio, quello dell'ALTERNATIVA OTTIMISTICA.
Il mediatore è una persona ottimista, perchè è in grado di vedere sempre una soluzione.
Se io ho un atteggiamento pessimista, difronte ai problemi non ho nessuna motivazione per girare il problema, per vedere se ci sono altre soluzioni possibili rispetto a quelle che ho verificato.
Altro criterio di mediazione: la mediazione del CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO.
E' molto importante: spesso le persone con handicap non sanno regolare gli stimoli esterni e interni.
"Ho fame". Devo mangiare. "Ho sete". Devo bere. "Mamma, ho sete, mamma ho sete". Questo crea a volte comportamenti stereotipati che non sono accettati dagli altri, e questo comporta delle anomalie di comportamento e crea un approccio sbagliato verso la realtà.
Se io chiedo di bere al momento giusto e riesco a rimandare nel tempo la gratificazione del mio bisogno, anche la collettività mi accetta di più perchè ho rispettato anche le esigenze degli altri.
Il fatto che chieda da bere..non è tanto colpa della sindrome di down che fa mancare il controllo del comportamento, quanto della mancanza di mediazione per il controllo dello stimolo interno. "


A questo punto viene eseguita una breve esercitazione su una scheda del PAS.